PROLOGO: Cape Cliff, Victorsalisgraveshire, Scozia nord-occidentale

 

Nel cuore del cielo perennemente plumbeo di questa aspra località, una nuova tempesta si era appena unita alla furia degli elementi. Una tempesta fatta non di tuoni e fulmini, ma di particelle laviche in una finissima sospensione. Era una massa informe, pulsante di tutte le sfumature del calore…

 

“Credo che ci siamo,” disse Serjey D’arby, il Barone Nero. “Sarà meglio che ti muovi in fretta, ragazzo,” aggiunse, rivolto al giovane Trevor Corson, Hood, in piedi accanto a lui.

Trevor sudava freddo, nonostante la nuvola ardente facesse sentire il proprio calore fino a terra. “E che credi, che voglio aspettare che mi cuocia? Ci vediamo, succhiasangue!” Si avvolse nel mantello, e scomparve.

“Adesso sì che ci divertiamo,” disse Zachary Moonhunter, dal suo skycicle. Dietro di lui sedeva la licantropa Nightshade.

Gli altri Supernaturals, in ordine sparso -da Anubi, avatar della omonima divinità egizia, a Carrion il cadavere vivente, a Hobgoblin l’uomo-demone, al nero cavaliere Dreadknight, si tennero pronti.

La nuvola si frammentò in tentacoli, e si mosse con la velocità di una cascata!

 

 

MARVELIT presenta

SUPERNATURALS

Episodio 22 - Interludio

 

 

Mentre, ognuno a suo modo, i Supernaturals si allontanavano dai tentacoli che li stavano attaccando, lo Skycicle rimase dov’era, cioè fra il grosso della nube e il villaggio di Cape Cliff.

“Spero che tu sappia quello che fai, dolcezza,” disse l’ex cacciatore di licantropi.

Lei annuì e, guidata dalla voce del primo proprietario della mistica armatura che indossava, si concentrò. Non c’era più lo spazio per i dubbi, ora doveva fidarsi di colui che l’aveva scelta per indossare quelle vestigia…

Contatto! Ondate di luce partirono dall’armatura, formando una barriera pulsante e impossibile da guardare!

 

Il responsabile di quell’attacco, Almund, Generale delle armate di Set, rimase allibito da quel fenomeno. “Impossibile! Quella luce…” la lupa indossava l’armatura degli eroi, non c’era dubbio! “Ma dove ha recuperato quella reliquia maledetta!?”

Nel frattempo, il suo assalto si stava letteralmente trasformando in polvere, che precipitava al suolo mescolata alla pioggia e al vento. E quando la luce si estinse, il cielo era sgombro da ogni traccia di lava.

Almund capì che era giunto il momento di una ritirata strategica: ora non erano più gli altri buffoni o lo stregone pitto la sua maggiore preoccupazione, bensì quella cagna! Era la sola che potesse ucciderlo con un colpo so*

Il pugno infuocato gli arrivò addosso con la forza di una valanga! Preso completamente di sorpresa, Almund scavò per dieci metri un solco nel suolo col proprio corpo ardente.

Il Generale si alzò in piedi, fissando con odio il responsabile di quell’affronto, il golem ardente di nome Inferno. “La forza non ti difetta, creatura, ma il fuoco è il mio elemento e da esso traggo forza…cosa!?” all’improvviso, si era trovato circondato da un gioco di anelli ectoplasmatici!

Davanti a lui, si materializzò la figura di Anubi…ma non l’uomo con le sue vesti talari, bensì il nero dio-sciacallo in persona, che lo fissava con i suoi occhi ardenti!

“Tu non hai potere su di me!” ringhiò Almund, cercando di liberarsi, scoprendosi impossibilitato a riuscirci. “Io appartengo a Set!”

Un ghigno d’avorio, tremendo, si fece largo nel muso dello sciacallo. “Come giudice delle anime e traghettatore delle stesse, ti posso dire che ti sbagli! I vostri spiriti inquieti sono stati per troppo tempo tenuti lontani dalla Morte dal vostro Signore, e ciò ha causato un insopportabile squilibrio!” Sollevò una mano artigliata, satura di energie mistiche.

File verticali di geroglifici apparvero intorno al corpo del Generale di Set. Fra di essi, una candida piuma, all’altezza del suo cuore.

La piuma assunse rapidamente il colore del sangue, come una macabra rosa. Almund moltiplicò i suoi sforzi, ma fu vano.

“Sei giudicato colpevole. Che le sacre acque che ora ti immobilizzano ti conducano verso il regno a cui appartieni!”

No! Set , mio Signore, salvamiiii…” il resto delle urla si dissolse insieme al resto del suo corpo, trasformato in liquido ectoplasmatico. La corrente schizzò verso il cielo verso uno squarcio luminoso. E quando lo spirito di Almund fu scomparso in quello squarcio, esso si richiuse con un suono di risucchio…

“Meeerda,” fischiò Dreadknight. Spostò lo sguardo dal punto prima occupato dallo squarcio ad Anubi…solo per scoprire che il dio era stato nuovamente sostituito dall’uomo Ahmad Azis, che dello Sciacallo indossava la maschera dorata.

Il Barone Nero sorrise. “Già. Ora sapete perché ho preferito patteggiare con lui piuttosto che combatterlo.”

 

Set Atra-No, Isola di Ross, Antartide

 

“NO!”

Thulsa Doom, alto sacerdote di Set, imprecò a lungo, prima di trovare una parvenza di calma. Con un gesto rabbioso, interruppe il contatto con la scena di quel disastro. La sfera chiusa fra le zanne di un serpente di bronzo tornò ad essere un semplice oggetto di cristallo. “Ho perso il mio secondo generale… Prima Nacrom[i], e ora Almund. Di norma, sono in grado di farli tornare in vita, ma perché questa volta non…”

“Non puoi perché così è scritto,” disse una voce alle sue spalle. Una voce neutra, priva di sesso, quieta eppure velata di qualcosa di implacabile. Una voce che spinse il sinistro Sacerdote a voltarsi di scatto. “Tu!”

Il proprietario di quella voce era una figura avvolta in un lungo e bianco sudario, sospesa a mezz’aria, il volto, ammesso che ne avesse uno, nascosto nelle ombre dell’ampio cappuccio. Le sue mani erano nascoste dall’intreccio delle maniche. “La Morte è la prima e ultima verità, servo di Set, e niente la può negare, neppure il tuo padrone,” disse Sayge.

“Menti! Set può…”

Ma l’altro non sembrava neppure ascoltarlo. “Coloro che si professano immortali appaiono tali a chi possiede un limitato arco di esistenza. L’Universo stesso muore, alla fine, sia che rinasca, sia che evapori la sua ultima particella. Tutto muore, è inevitabile.

“Le parole di Anubi sono vere. Tu e i tuoi eserciti non siete immortali per diritto, bensì per un elaborato artificio. Ogni qualvolta che un’entità superiore dispenserà il divino giudizio, la Morte vi stringerà a sé.” Fluttuando in silenzio, Sayge si avvicinò a Thulsa Doom, che si trovò a fissare nelle profondità del cappuccio, dentro l’essenza stessa della verità…e quello che vide lo costrinse a distogliere lo sguardo.

Il Sacerdote fece un cenno seccato. “Vattene, portatore di sventura. La sola verità è quella che Set costruisce, ed io ne sono parte integrante!”

Ma a quel punto, stava già rivolgendosi all’aria. Ancora una volta, il cosiddetto Latore della Verità aveva sentenziato e se ne era andato…

 

“Ahh, che disastro,” sentenziò Ma’ Belle, guardandosi intorno, grattandosi pensosamente la nuca. Sospirò. “Be’, meglio darsi da fare, gente,” disse con un vocione improvvisamente potente. “Sapete già come dividervi i compiti, quindi olio di gomito e via! E voi cosa volete?” fece all’indirizzo dei Supernaturals, tornando di colpo ad un tono più umano. “Il vostro lavoro lo avete fatto, no? Sciò, sciò!” E gesticolò in modo inequivocabile con le braccia

Anubi, invece, avanzò dal semicerchio di super-esseri. “Desideriamo prestare il nostro aiuto. Siamo stati corresponsabili di questa devastazione, e questo è il minimo che possiamo fare.”

La donna non perse tempo. Indicandole uno ad uno, disse alle tetre figure, “D’accordo. Rimuovete i detriti e accumulateli nella piazzetta centrale del villaggio. “Tu, golem ardente, scava una bella fossa per quei detriti che non possono essere recuperati. Seguite attentamente le istruzioni del capomastro Corbin. Domande?”

“Assolutamente nessuna,” rispose il Barone Nero, per poi emettere un secco fischio attraverso le labbra. “Siete fortunati che ormai il tramonto sia giunto.”

Una fitta nebbia emerse dal nulla. Poco dopo, in mezzo a quella nebbia apparvero dozzine di occhi giallastri e malevoli. Poi, dalla grigia cortina emersero le irsute e nere figure dei Farkaskoldoi, i licantropi-vampiro, i servi del Barone Nero. “Possono essere molto utili come forza-lavoro,” disse l’arcivampiro. “Se non siete schizzinosi, naturalmente. Il prezzo della loro assistenza è una dose di sangue.”

I Supernaturals avevano avuto a che fare con la ‘servitù’ del Barone, quando questi era intenzionato a ucciderli. Nightshade in particolare era alquanto nervosa alla vista di quelle creature…sentimento che non migliorò di certo quando una di esse le si avvicinò per annusarla…

Subito le punte di un fucile a canne mozze si piantarono contro il naso del vampiro. “Ehi, quella è la mia donna. Vai a nasare qualcun altro.”

Il Farkaskoldoi ringhiò sommessamente, ma si ritirò.

Uno degli uomini del villaggio si avvicinò a Ma’ Belle e le bisbigliò qualcosa nell’orecchio. La donna annuì un paio di volte, poi, al Barone Nero, disse, “Sta bene. I tuoi schiavi saranno ricompensati come desideri…ma se ci piantano un casino, sono dolori, chiaro?”

 

Per il resto della serata, il lavoro proseguì disciplinatamente e speditamente. Inferno aveva scavato una fossa che la pioggia e il clima rigido avevano raffreddato in fretta. Tutto ciò che non era riutilizzabile per la ricostruzione finiva lì e veniva fuso dal golem.

Anubi, facendo ricorso ai generatori-laser nella maschera, tagliava dove necessario le travi per facilitarne il trasporto al sito di recupero. “Ammetto di essere impressionato. La vostra gente non sembra essere a disagio con il soprannaturale.”

Ma’ Belle, che, assistita dalle donne del villaggio, stava lavorando di lena a una cucina da campo, rise. “Straniero, Cape Cliff convive con maghi e stregoni fin dal giorno in cui i primi Pitti ci misero piede. Siamo abituati tanto al soprannaturale quanto ai disastri: quello di oggi è nulla in confronto a quando il Conte risvegliò il vecchio Tess.”

Dreadknight, che passava in quel momento a cavallo di Hellhorse, che a sua volta tirava un carretto carico di detriti, chiese, “Vuol dire Ness? Come Nessie, quella del lago?”

Belle assaggiò della zuppa da un cucchiaione di legno. “Sì, direi che è quasi pronto.” Tornando a mescolare, disse, “No, no. Tess come Tessardoron. Un kraken.”

“Un..?”

“Già. Grande, grosso e maledettamente irritabile se si interrompe il suo pisolino. Pare che bisogna essere in gamba per fargli aprire gli occhi prima del tempo… Il guaio è che quando ci si riesce, bisogna anche convincerlo a riaddormentarsi. Per fortuna, il vecchio Conte sapeva il fatto suo… Vedi quel pezzo di costa? Sì, quello che sembra una mezzaluna frastagliata. Lo fece il vecchio Tess quando ci diede un morso. Che spettacolo!”

C’era da crederci: se quello che diceva la donna era vero, la sola bocca di quel mostro avrebbe potuto mangiarsi il Titanic in un paio di bocconi!

“Uh…e dove si trova, adesso, quel bestione?” fece Nightshade.

“Dove si trova sempre: avvolto intorno alla base del castello.”

“E da dove è venut…no, lascia perdere.” La lupa si massaggiò la tempia. “Sta cominciando a venirmi il mal di testa.”

Anubi disse, “Immagino che sia stato il kraken a proteggere queste coste, occasionalmente.”

“Già.” Ma’ Belle iniziò a servire la zuppa in una fila di ciotole, ognuna accompagnata da un cucchiaio di legno e uno spesso pezzo di pane scuro e duro. “Pare che ci sia una sorta di patto risalente a duemila anni addietro, o qualcosa del genere. Dovrete chiederlo al Conte.”

“A proposito del quale,” disse Hood, che si era fermato ad ascoltare. “Non sembra che stia facendo molto per la ricostruzione. Non è lui el mago supremo?”

La donna gli scoccò un’occhiataccia che avrebbe fatto impallidire un sergente maggiore con 30 anni di esperienza sulle reclute più indisciplinate. “Il Conte ha già fatto la sua parte, giovanotto: se non vi avesse voluti qui, forse ci sarebbe stato ben poco da ricostruire. Ehi, palladipelo.”

“Mi chiamo…”

“Ti chiami come voglio io, nerina. Prendi questi piatti e disponili sulle tavole, poi suona la campanella, che la cena è pronta. E ricordati, a fine pasto, di aiutarmi con i piatti.”

La licantropa sbatté più volte gli occhi, esterrefatta. “Eh? Guarda che non sono mica una sguat*mmpf!” un grembiule immacolato le piombò sul muso.

“Mettitelo e servi. Siamo noi le donne, cerchiamo di ricordarcelo, va bene?”

Per una volta, Moonhunter fu felice di avere addosso la maschera che gli copriva completamente il volto, nascondendo il suo ghigno divertito.

 

“Permetti una domanda?”

Tutti consumavano il pasto in un silenzio quasi religioso, a radi tratti interrotto da brevi scambi di battute e risate. Gli uomini erano tutti a tavole, mentre le donne si davano il turno a servire. Quando Nightshade, temporaneamente esentata da altri doveri di corvee, pose la domanda a Ma’ Belle, diverse occhiate irritate furono scoccate al suo indirizzo.

“Hm?”

“Dove sono i vostri bambini?”

Per un momento, il tempo si fermò. Per un momento, lei ebbe la sensazione di avere lanciato una bomba…

La gente riprese a mangiare. Fu l’uomo accanto a Nightshade a rispondere, “Alla fine, tutti i nostri giovani se ne sono andati.” Sbuffò. “Volevano ‘vedere il mondo’. Ma torneranno, torneranno e resteranno, sissignora. E ci daranno nuovo sangue. Come hanno fatto i loro genitori e i loro nonni, e via così.”

“E perché dovrebbero tornare qui?” fece Trevor, prima di infilzare un pezzo di baccalà. “Senza offesa, ma non c’è esattamente il mondo, qui.”

Il commensale accanto al giovane gli sorrise come un gattone sornione. “Torneranno perché lo hanno promesso al Conte.” E dal coro di assensi che ricevette quella semplice risposta, l’argomento fu chiuso.

 

“Lei è una figura piena di sorprese, Conte.”

Sedevano davanti al grande camino della sala centrale. Sir Victor, Conte di Salisgrave, una figura avvizzita e non certo apparentemente capace di ispirare timore o lealtà, disse, “Lo prenderò come un complimento, Barone D’Arby. Ma, mi creda, non sono una figura diversa dai miei predecessori. Mi sono limitato ad ereditare e gestire uno status precostituito… Ma immagino che lei sia curioso sul perché la mia famiglia debba investire tante energie in una piccola, anonima comunità senza alcuna gloria nel proprio futuro.”

Il vampiro bevve da un calice colmo di sangue umano. “Riconosco questa minore debolezza.”

Victor annuì. “Questa gente ha delle…doti interessanti. Tanto per cominciare, esiste un legame d’onore fra loro e la mia famiglia, sin da quando i loro antenati collaborarono attivamente a combattere le forze di Set.”

“Il dio-serpente a sette teste?”

“Esatto. Quando gli adoratori del culto furono dispersi e ridotti di numero a sufficienza da non rappresentare più una minaccia, gli antenati di questi pescatori si ritirarono qui, sotto la protezione della mia famiglia…”

“Parlava di…doti interessanti.”

“Sì. Tanto per cominciare, qui tutti sono fratelli e sorelle. Letteralmente.” Lo disse come fosse la cosa più naturale del mondo. Il Barone d’Arby era, invece, stupefatto -una simile stabilità genetica perdurante…per quanto tempo?

Come a leggere i pensieri del vampiro, il Conte disse, “Secoli e secoli. Forse, un qualche gene mutante nella prima generazione si è diffuso, ponendo le basi per questa stabilità, non lo so. Di sicuro non ci sono forze magiche all’opera.”E su questo non solo d’Arby, ma anche quei Supernaturals più a contatto con la magia avrebbero potuto metterci la mano sul fuoco.

“Inoltre, questa gente è immune sia a qualunque forma di controllo mentale, sia agli effetti della vampirizzazione.”

Questa era davvero interessante! “Questo spiega perché il vostro ‘debito d’onore’ si sia prolungato così a lungo nel tempo: la sua famiglia dispone di una risorsa molto, molto peculiare. Ho conosciuto pochissimi esseri umani con queste doti, ed erano tutti casi unici a loro modo.”

Le labbra esangui del Conte si stirarono in un sorriso sinistro. “Lei ha ragione: li considero un buon investimento, in attesa di riscuotere il debito…” si chinò in avanti, il mento poggiato sul dorso delle mani, come una malvagia figura di Lovecraft. “Ma ora raduniamo i nostri soldati: ci sono cose più importanti di cui parlare.”

 

“Considerando il maschilismo di questo villaggio,” disse Hobgoblin, intento a sollevare una trave sulle spalle, “Sono sorpreso che sia una donna a parlare e decidere per voi.”

Uno dei carpentieri, intento a inchiodare un paio di assi, senza distogliere l’attenzione dal suo lavoro, disse, secco, “Qui non c’è maschilismo o femminismo, amico. Gli uomini fanno il loro lavoro, e le donne il loro. E Ma’ Belle è la donna adatta al suo lavoro: ha la testa più fina di tutti noi. Contento?”

Phillip stava per rispondere in tono non meno brusco, quando si accorse di un movimento sopra di lui. Fece voltare di scatto il suo aliante, già pronto a usare la sua mano libera per scatenare il fuoco infernale e, invece, esitò. “Tu?”

Librato a mezz’aria stava, infatti, una maestosa creatura argentea, parte gargoyle, parte lucertola. “E chi altri?” disse Claudius. “Invece di cercare di sparare al povero messaggero, che ne dici di andare al castello? Il Conte vuole farvi un discorsetto.”

Una spessa lingua bavosa saettò fra le zanne del demone giallo. “Modera i toni! Non sono una pedina del cazzo!” ma, ugualmente, gettò via la trave e, fatto dietrofront, saettò verso la maestosa struttura ricavata nella scogliera, lasciandosi dietro una scia di fuoco.

Claudius contemplò per un attimo il carpentiere intento a bestemmiare all’indirizzo del suo ex-aiutante. Scosse la testa, e con un sospiro disse, “Ma dove se li va a beccare, questi figuri qui..!” E andò in cerca degli altri.

 

“Conquistare Latveria?” Fece Moonhunter. Lui e Nightshade ascoltarono con una dose di interesse ed una ancora maggiore di diffidenza il cavaliere dall’elmo a teschio.

Dreadknight annuì. “Il Dottor Destino può essere un pezzo da novanta, ma neanche lui è invincibile. Gli piaccia o no, i maggiori super eroi gli hanno dato abbondante filo da torcere in più di un’occasione…ma nessuno di loro, potendo, gli ha mai sferrato il colpo di grazia. Loro credono in quella stronzata dell’onore e della morale…a differenza di noi. Inoltre, spesso Destino si assenta dal suo regno, offrendo un fianco bello vulnerabile. Un’azione bene studiata, rapida, e spietata, darebbe a noi il controllo di una località strategica e ricca di utili risorse! Da soli, perderemmo. Uniti, vinceremo.”

“Brillante,” disse Nightshade, stillando sarcasmo. “Conquistiamo questo posto…e, ammesso che ci riusciamo senza farci massacrare, che ce ne facciamo?”

“Per cominciare, avremmo una base logistica molto più efficace e importante di questo posto sperduto nel mezzo del niente. Inoltre, avremmo i mezzi per costruire un esercito. Invece di doverci sempre esporre per primi…”

“Whoa, frena la tua lingua biforcuta, viso pallido,” lo interruppe Moonhunter. “Tanto per cominciare, basta voli pindarici. Latveria è out, punto e basta: quando ero nello staff dei Vendicatori, ho letto una scheda su Destino e , credimi, solo tu sei abbastanza pazzo da volerlo detronizzare e vivere per raccontarlo… In compenso, la tua idea non è del tutto malvagia: se ti accontenti di qualche altro regno tascabile, parliamone in assemblea plenaria invece di giocare al reclutamento dei cospiratori, OK?”

“Nel caso, ne parlerete al Conte dopo che lui avrà parlato a voi,” disse l’argentea figura di Claudius emergendo dalle ombre del vicolo vicino. “Ci sono altre incombenze per voi. Vogliamo andare?” Fece l’occhiolino a Nightshade “E ciao anche a te, bella pelosetta. Mi eri mancata.”

Lei si diede una pacca sulla fronte.”Tutti a me, devono capitare?! Ma non eri quello che se la faceva sotto ogni volta che si muoveva foglia?”

Lui si erse sulle zampe posteriori, e con una di esse grattò il suolo, imbarazzato. “Diciamo che…ho imparato a controllarmi meglio…” E fu a quel punto che Dreadknight gli fece di scatto un gran “BUU!” con le orbite dell’elmo fiammeggianti. Claudius fece un salto invidiabile, facendo poi attenzione a rimanere a mezz’aria, sbattendo le ali come un colibrì. “Ricordati che questa me la paghi, umano!” si involò verso il castello. “E ora muoviamoci, sciagurati, che il Conte aspetta.”

Uno sviluppo seccante, per Moonhunter, che aveva avuto in mente una ben diversa idea di serata… “Obbè, sfiga capita,” borbottò, salendo in sella allo skycicle. Mettendosi dietro di lui, per poi cingergli la vita, Nightshade chiese, “Che hai detto?”

“Oh, niente, niente.” E fece decollare il veicolo sagomato come un lupo in corsa.

 

“Mi rendo conto che siete stanchi, e mi scuso per questa improvvisa convocazione…ma dopo l’attacco di un Generale di Set, temo che le…attenzioni dei suoi devoti nei nostri confronti possano ora intensificarsi. Ed è necessario, se voglio appoggiarvi, che io sia nel pieno delle mie forze.

“Esiste in Africa, nel Sahara, una zona che molto tempo fa fu colpita da un asteroide, generando uno dei più grandi crateri da impatto oggi conosciuto.”

“Mai sentito nominare,” disse Carrion. “Prima di essere infettato dal virus-C, lavoravo nello SHIELD, e…”

Il Conte lo interruppe sollevando una mano ossuta. “La tua opinione è irrilevante. Il cratere è stato scoperto poco tempo fa, ed è sepolto sotto le sabbie del deserto. Ma quel cratere ospita un certo…elemento, che se opportunamente catalizzato, può permettermi di sviluppare un siero per ringiovanire il mio corpo.”

“E perché ce lo dice solo ora?” fece Hobgoblin.

“Perché ora c’è un’urgenza reale che io torni giovane quanto prima. Avrei potuto cavarmela senza, ma i tempi sono troppo lunghi, e il tempo sta diventando un lusso. Il siero ha già dato prova di funzionare, una volta, ma il minimo errore può avere effetti incontrollabili. Lo consideravo troppo rischioso per non pensare a mezzi alternativi. Avete altre domande? Bene. Claudius vi darà una mappa sulla locazione dell’elemento. E fate attenzione, esso è custodito gelosamente da un ordine vecchio quanto la storia dell’uomo. E non sono dilettanti, in magia.”



[i] POWER PACK #10